ricordatevi di noi fra trent’anni
che avremo bisogno di voi
sarete l’orgoglio di tanti
ma solo un appiglio per noi
Crescono a ogni nuovo passo, i perugini Fast Animals And Slow Kids, ormai uno dei nomi di punta del panorama indie italiano. Crescono e cambiano pelle, con il coraggio e la paura che ogni vera novità porta con sé.
L’attacco di Overture è distantissimo dall’epica ariosa di Un Pasto Al Giorno, che apriva Hybris: arpeggi post-rock narcolettici, una voce distante, stranamente di poche parole. Fino a quando non esplodono le chitarre di Alessandro Guercini, vero centro dell’album, e le cose si fanno più chiare: Il Mare Davanti è un anthem inarrestabile, umore nero e gelida solitudine, reso epico dal predicare invasato di Aimone Romizi. Notte e silenzio assordante, per archi e distorsioni.
Da lì in poi Alaska, da terra desolata, si fa fiume in piena. La gola si gonfia su una sequenza di pezzi che promettono sfracelli anche dal vivo, resi memorabili da liriche che si attardano su passaggi di età, voglia di rintanarsi sotto una coperta e vampate di rabbia: Coperta, appunto, il punk melodico di Calci In Faccia e i pianissimo/fortissimo di Con Chi Pensi di Parlare.
E poi ci sono i rapporti, così difficili da gestire – le ombre lunghe dei genitori, gli amori storti, le dinamiche delle relazioni con i fan.
Alla fine, al di là dei generi – e i ragazzi dimostrano, dietro l’apparente omogeneità stilistica, di saperne padroneggiare parecchi, come attestano gli otto minuti di Gran Final o i due scarsi de Il Vincente, solo piano, voce e magone – quello che davvero colpisce di Alaska è l’intensità che questa band sa donare a ogni singolo passaggio. Qualcosa che ce li farà ricordare, anche fra trent’anni.
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