Giorgio Scianna – Einaudi, 2018

Essere giovani è una lotta.”

Milano, primi Anni Ottanta.
Margherita, 18 anni, esce dal carcere dopo tre mesi di reclusione per favoreggiamento ad attività terroristiche.
Siamo al termine dei cosiddetti “anni di piombo“, così chiamati per il susseguirsi di omicidi di matrice terroristica.
Lo Stato sta vincendo la lotta contro le Brigate Rosse e le altre organizzazioni estremiste grazie alla legge che concede attenuanti ai pentiti.
E proprio in virtù di questa legge a Margherita vengono concessi gli arresti domiciliari: ha collaborato con gli inquirenti, si è “pentita” fornendo i nomi dei complici.

Quando esce da San Vittore Margherita trova ad attenderla solo il padre, Paolo. Un padre che non l’ha mai abbandonata e che, nonostante la sofferenza per le scelte della figlia, non ha mai smesso di cercare di comprenderla. La madre non c’è: non si sono mai capite veramente loro due, sono sempre state in conflitto.
Insieme al padre Margherita si trasferisce in un appartamento poco lontano dalla casa dove vivevano prima dell’arresto.
Nonostante gli sforzi di Paolo per renderle quel soggiorno obbligato il più confortevole possibile, Margherita è sempre più irrequieta. Mal sopporta il divieto di uscire di casa, ma soprattutto non può perdonarsi di aver fatto i nomi degli amici causandone l’arresto.

Giorgio Scianna si conferma acuto ed empatico interprete dello spirito rivoluzionario dei ragazzi, dei loro slanci, dei loro errori, della loro tenace volontà di cambiare le cose. Della loro instancabile lotta per trovare un proprio posto nel mondo, lotta alla quale Scianna guarda sempre con profondo e partecipe rispetto.